Le Torri Saracene

Venivano dal mare.
I vecchi del paese lo dicevano di non fidarsi, di non portare gli animali così vicino alla costa. Loro lo sapevano, li avevano visti arrivare con quelle vele quadrate e colorate come tovaglie.
Ma come faccio ad avere paura di chi arriva dal mare con quei vestiti colorati, sono colorati anche loro.
Io sono il più forte del mio villaggio, e ho promesso a Babbo che non farò morire di fame il gregge. Lui non c’è, è andato a difendere la città dai Saraceni e mi ha lasciato a casa. Ora sono io il capo di casa.

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Li ho visti arrivare all’orizzonte, ero bravo a vedere da lontano e ho visto subito quelle bandiere lunghe come punte di freccia.
Mentre vedevo la nave arrivare veloce, con la prua diretta alla mia spiaggia, mi sono accorto che una dopo l’altra le montagne attorno hanno iniziato ad accendersi. Era come se le montagne si parlassero. Gli uomini sulle torri accendevano i fuochi, e una striscia di ceri enormi andava verso la città. Che meraviglia. Non le avevo mai viste accese tutte in fila. Con il mio Babbo, io gli avevo portato anche una fascina di legna. Io li avevo aiutati.
Ma la nave si avvicinava veloce e vicino alla spiaggia c’è il villaggio. Perché nessuno avvisa anche loro?
La notte con mio padre spesso portiamo il gregge in una grotta che solo noi conosciamo e ora faccio altrettanto.
Chiunque fossero, non mi avrebbero toccato un solo animale.

Spiaggia-Porto-Ferro
Mentre chiudo il gregge, sento le prime urla dalla vallata. Vedo anche i primi fuochi. Ma cosa facevano?
Corro con tutta la forza che ho, mi fanno male i piedi, ma io abito lì, ci sono i miei amici lì, e c’è la mia Mamma lì.
Gli uomini colorati avevano iniziato a bruciare il villaggio e raggruppato le donne assieme, mentre quelle legate già andavano verso la barca.
I vecchi che conoscevo erano in terra, avvolti fra la polvere e il sangue. Alcuni continuavano a combattere ma quegli uomini erano in troppi.
Io sono il più forte del mio villaggio, ho i pugni chiusi ma le lacrime mi segnano la polvere che ho sul viso.
Mi avvicino piano alle case in fiamme, non mi devono vedere. Mi mischio fra gli animali carichi di bottino e guardo attorno.
Quello che sembra il capo, che urla sempre, scrive con il carbone della fiaccola accesa sulle pareti della chiesa, ma non scrive come il nostro prete, lui scrive al contrario quei simboli che sono anche sulle loro bandiere.

Non mi hanno visto, sono nel mezzo agli animali e quasi vicino alle donne.
Ma è la mia Mamma quella, perché piange? non è ancora legata, perché non scappa via?
Io sono il più forte del mio villaggio e ho i pugni chiusi.
Raccolgo da terra la pietra più grande che trovo e la tiro con tutta la forza che ho contro quello che scrive. Lo vedo accasciarsi al suolo e corro a prendergli la fiaccola.
La sua spada ricurva è affianco a lui e raccolgo anche quella. Poi corro indietro verso gli animali, e con tutta la voce che ho urlo alle donne di scappare, mentre roteo la fiaccola davanti agli animali carichi.
Le donne scappano, la mia Mamma urla, ma le altre donne la portano via. Gli animali impazziti scappano in ogni direzione, mandando in confusione gli uomini colorati, che non sanno se inseguire le donne o gli animali.
Io sono il più forte del villaggio e ho i pugni chiusi.
Quello che sembra il capo si ritira su e mi vede con la sua spada. Che coglione, sei venuto nel mio villaggio a farti rubare la spada da me?
Vedo la mia Mamma che corre via spinta dalle sue amiche, mentre gli uomini preferiscono prendere gli animali con i nostri averi. Ho il cuore che mi batte a mille, una spada in una mano e una fiaccola nell’altra.
Mi giro verso l’uomo che scriveva e gli corro contro. Voglio vederlo morire.
Corro come il vento, ma che strano, cosa è questo legno che mi blocca la corsa? Mi fa male il petto, non riesco a respirare, mi sporco tutto di sangue, mi si piegano le ginocchia.
Perché non vedo più la mia Mamma? L’ho salvata vero?

Io sono il più forte del villaggio e ho i pugni chiusi.

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